Il naufragio del Wilson

(premessa)
Volgeva calma e serena sul mare, insidiosamente tranquillo, la notte del 18 dicembre 1929 quando l’immane violenza di un vorticoso fortunale scatenatosi improvvisamente sommergeva il trabaccolo ‘Wilson’, seppellendo tutto l’equipaggio, nei profondi gorghi del mare all’altezza di Cattolica a sette chilometri dalla spiaggia.

Grandicelli Eugenio detto ‘Muron’ capitano buono e i laboriosi ed esperti pescatori dell’equipaggio Arduini Angelo, De Nicolò Luigi, Bertozzi Michele furono vinti e sopraffatti dalla violenza della tempesta e inghiottiti dai meandri oscuri del mare, martiri del lavoro. Muron, la sua tragica scomparsa getta nella desolazione più profonda la sua giovane sposa, presto madre di un figlio e lascia nella classe marinara imperituro profondo rimpianto.

I pescatori dopo la lotta disperata contro la forza cieca degli irati marosi, vinti nel campo infido delle loro fatiche non trovarono ritorno lasciando la vita nei violenti gorghi dell’Adriatico. Il ferale annunzio della loro violenta scomparsa addolorò l’intera cittadinanza che, profondamente commossa partecipò unanime alla loro memoria… Con tragica angoscia li invochiamo ancora sulla palata e li aspettiamo al rientro al porto…?

Tratto da un racconto in ricordo dei marinai.

La storia del motopeschereccio ‘Wilson’ e i suoi marinai

Grandicelli Eugenio era mio nonno materno io non ero ancora nato ma guardando le sue fotografie mi sembra di averlo sempre conosciuto. Mi hanno parlato di lui parenti e testimoni anche chi all’epoca del fatto era bambino sa e ricorda cosa accadde in quel tragico dicembre del 1929.

I primi documenti in cui appare il motopeschereccio Wilson (in questi documenti ‘Vilson’) risalgono al 1° agosto 1921 con capobarca il mio bisnonno Grandicelli Giovanni, l’iscrizione di Grandicelli Eugenio sul foglio di ricognizione della gente di mare della marina mercantile, risale al 17 agosto 1915 e appare in qualità di pescatore. Andò in mare con il padre fin dall’età di quattordici anni.

Con l’attestato del 28 agosto 1929 fu autorizzato a condurre l’apparato motore con combustione interna cioé ebbe la qualifica di motorista avendo sostenuto con esito favorevole i prescritti esami.

Mio nonno Grandicelli Eugenio detto Muron era capobarca del motopeschereccio Wilson in proprietà con il padre mio bisnonno Grandicelli Giovanni, all’epoca aveva vent’otto anni e con il suo equipaggio formava un gruppo di marinai molto affiatato. I marinai erano: Michele Bertozzi giovane cugino di mio nonno da parte di madre, De Nicolò Luigi e Arduini Angelo Campagnon, padre di Arduini Marianna, che aveva sposato da sei mesi mio nonno e che attendeva una bambina. Era un giovane marinaio capitano, amante del mare, orgoglioso della sua barca e di appartenere alla marineria cattolichina.

E’ ricordato come uomo buono, affabile con tutti e gran lavoratore. Quando scendeva dalla barca non sembrava fosse tornato dalla pesca, aveva a bordo un bauletto dove teneva gli indumenti per cambiarsi quando aveva terminato il suo lavoro. Mi raccontano che fare il pescatore con le imbarcazioni di allora, dotate di pochissimi strumenti di guida, era una vita di enorme sacrificio, un mestiere che ogni giorno metteva a dura prova la sicurezza dei marinai e anche solo la manovra per il rientro in porto era difficoltosa anche se il mare era appena agitato.

Il 1929 lo ricordano come anno del nevone, le barche andarono in mare poche volte e c’era tanta miseria. Storicamente fu l’anno in cui Mussolini regolamentò la legge della libera pesca. Era un anno di crisi economica mondiale e in questa epoca triste avvenne il naufragio del Wilson.

In quel 18 dicembre 1929 il mare infuriava tempestoso alle prime luci dell’alba, il Wilson si trovava al largo di Cattolica dal giorno prima per la pesca.

Era uno dei primi pescherecci munito di motore montato da poco, quindi nuovissimo; un giornale dell’epoca scrisse che non funzionava bene. La tempesta fu di enorme entità per alcuni giorni e vane furono le immediate ricerche delle barche uscite in soccorso dei dispersi che si portarono rischiosamente sulla possibile zona del naufragio. Quando il mare si calmò dopo diversi giorni si spensero le speranze di salvare i marinai a bordo del Wilson. Alcuni pescatori trovarono alcuni oggetti della barca trascinati dalle onde sulla spiaggia di Fiorenzuola di Focara che testimoniavano la tragica sventura.

Il mare li aveva traditi e dal porto non si videro più le tanto attese vele spigate che dal colore e dal disegno indicavano il peschereccio Wilson al rientro dalla pesca.

La barca era di 16 tonnellate di portata, di piccolo cabotaggio (navigazione limitata) con equipaggio alla parte.

Nel gennaio del 1930 il motopeschereccio fu recuperato grazie alla tenacia della marineria cattolichina. Erano marinai volontari di ogni barca a bordo del Nettuno e del Giulio.
Il Wilson si trovava quasi tutto conficcato nel fango del fondo marino. Ci vollero più giorni e più spedizioni perché i cavi si spezzavano per sollevare la barca, finché si usarono cavi e attrezzature più adeguate fornite dalle marinerie limitrofe fino ad Ancona.

L’ultima spedizione richiese 36 ore di lavoro ma ebbe successo e il Wilson riuscì a vedere il porto di Cattolica, purtroppo privo del suo equipaggio.

Si ripulì subito la barca dai detriti e dal fango che l’avevano riempita sopra e sottocoperta. Per le decine e decine di pescatori intervenuti volontari fu anche un tentativo di rivincita sul mare anche se di magra consolazione, riportando a terra il Wilson simbolo di quella tragedia.

Un grande elogio venne riservato a tutti quei marinai che per solidarietà intervennero volontari.

C’era Mario Ercoles ‘Bartulen’ il più giovane tra i marinai dell’equipaggio del Wilson, che all’ultima partenza era rimasto a terra per una infezione a un dito della mano.

Pianse a lungo i suoi compagni e non andò più in mare, scelse un’altra attività e visse fino ad una serena vecchiaia. La bottega del pescatore proprietaria del Wilson realizzò il recupero e il restauro e così ritornò in mare riprendendo l’attività peschereccia.

Il Wilson chiamato nel gergo dei marinai al barctèn della cooperativa affrontò negli anni a venire altre esperienze sul mare, nuovi capitani e nuovi armatori anche di altre marinerie col nome di Arrigo.

Questo racconto è dedicato alla memoria dei marinai del Wilson, caduti in mare nell’adempimento del loro lavoro: Eugenio Grandicelli, Angelo Arduini, Michele Bertozzi, Luigi De Nicolò.

Le notizie storiche sono tratte da ‘il Popolo di Romagna’ del 30/12/1929 e del 3/2/1930 e dal ‘Corriere Padano’ del 25/12/1929.

Questo racconto-storico e la fotografia sono state concesse esclusivamente a questo portale da Grandicelli Eugenia Angela Barbieri (figlia del Capitano Grandicelli Eugenio).

 

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